lunedì 23 settembre 2024

CAMBIANO LE REGOLE PER CHI ENTRA IN SPAGNA


Dal 1° ottobre nuove regole per le vacanze in Spagna

Cambieranno alcune cose per i turisti che visiteranno la Spagna. In particolare i gestori di hotel, bungalow, campeggi e società di autonoleggio dovranno fornire obbligatoriamente al Governo più di 40 dettagli dei propri clienti, compresi numero di conto bancario, numero di telefono, documento e anche tipo di auto a noleggio. Questa regola varrà per tutti, anche per chi soggiornerà soltanto per una notte.

La maggior parte dei turisti proviene dal Regno Unito con oltre 17milioni di persone e un +14,6% rispetto al 2022. Seguono poi la Francia con 11,8, la Germania con 10,8 e poi l’Italia, quarta con 4,8 milioni di turisti che hanno scelto di visitare la Spagna lo scorso anno.Inoltre, la Spagna ha battuto i record di spesa turistica, con 108.662 milioni di euro, il 24,7% in più rispetto al 2022 e il 18,2% in più rispetto al 2019. Ogni turista ha speso in media 1.278 euro, il 5,1% in più rispetto all’anno precedente e il 16,1% in più rispetto al 2019.

Il ministero dell’Interno ha chiarito che l’entrata in vigore delle nuove regole è stata rinviata da tempo per permettere i gestori di attività ricettive di adeguarsi ma adesso non è più rinviabile e da ottobre si partirà. Il motivo per cui il Governo vuole i dati dei turisti è quello di aiutare a proteggere il popolo dal terrorismo e dalla criminalità organizzata.


Dietro questa scelta però ci sono diversi problemi legati alla privacy. Non è chiaro in che modo questi dati verranno forniti e in che modo verrà garantita la privacy. Si tratterà di un lavoro enorme quello rendere noto al Governo tutti i dati di milioni di turisti ogni anno.


Inevitabilmente c’è preoccupazione per i gestori turistici che temono ripercussioni sul flusso di persone che entreranno nel paese. Al momento dal ministero dell’Interno non sono arrivate informazioni in merito alla privacy violata. 




giovedì 12 settembre 2024

VIAGGIO IN INDIA: TOUR DEL RAJASTHAN

Luglio 2024

Decido di partire per l'India. Primo paese asiatico che visito. Decido per un viaggio organizzato, quindi contatto l'agenzia Evaneos per preventivi, mete di viaggio, posti da visitare etc etc. Quanto ricevuto , concordando poi qualche modifica, mi sembra ottimo. Quindi confermo per poi prenotare il volo per New Delhi ( volo nel prezzo Evaneos era escluso). Viaggio per 14 giorni nella regione del Rajasthan.
Prezzo prevede pernottamento e colazione in albergo per tutto il viaggio. Guida italiana per le città più grandi. Trasporto e autista gratis. Ingresso per tutti i musei e siti. Per alcuni giorni previste cene e feste a tema.

Spendiamo qualche euro in più , decidendo di volare senza scali per l'India con Alitalia. 
Arriveremo notte inoltrata, quindi , contattando l'agenzia, paghiamo un sovrapprezzo per una notte in più di pernottamento. 
Nessun problema.  Visto per l'India già acquistato online (e-visa)

Arriva il giorno della partenza. Si parte in ritardo, non recuperando quasi niente. Quindi arriviamo molto tardi. Oltre al visto e-visa bisogna compilare un foglio, che ti consegnano in aeroporto, da lasciare alla guardia prima dell'ufficio immigrazione. 

Controllo con impronte digitali e foto con videocamera. Si entra in India. Mi avvicino al ritiro bagagli. La mia valigia , American Tourister, che scopro molto usata in India, era stata già scaricata da qualcun'altro. Per fortuna me ne sono accorto e recuperata, se no dovevo comprare vestiti e mutande per 14 giorni. 

Usciamo dall'aeroporto. Troviamo l'autista , ci scorrazzerà per 14 giorni per tutta la regione, che ci porterà al nostro Bed e Breakfast (Thikana) L'autista parla solo inglese (oltre all'idioma nazionale), ma con qualche frase non complicata e google traduttore ce la caviamo. L'ingresso principale è chiuso, ci perdiamo per qualche vicolo. Alla fin però riusciamo ad arrivare. Nel complesso residenziale ci sono molti B&b con delle guardie fuori a sorvegliare. Il nostro , visto che erano le 4 del mattino, dormiva. 
Entriamo ci registriamo e finalmente doccia. Si va a dormire.

1° giorno New Delhi

“Chi ama l'India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”

Tiziano Terzani 

Niente colazione, perché svegliati alle 11. Ci offrono almeno il caffè. 

Autista con guida arriva per le 11.30. Il programma odierno prevede la Vecchia Delhi con il bazar e Moschea , Forte rosso solo esterno perché il lunedì è chiuso, Casa del Presidente, India gate.

Prima tappa al Forte Rosso. Conosciuto anche come Lal Qila, fu costruito da uno dei più famosi imperatori Mughal. Ci sono voluti 8 anni e 10 mesi per costruire il Forte.


Il forte fungeva come residenza Reale degli Imperatori dal 1648 al 1857. Il nome "rosso" deriva dal materiale con cui è stata costruito (arenaria). Nei tempi moderni è diventato di grande importanza per il polo indiano, in quanto il primo ministro consegna il suo discorso dell'Indipendenza ogni 15 agosto, il giorno in cui l'India conquistò l'indipendenza dagli Inglesi. Dal 2007 è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.


Scendiamo. Immortaliamo il momento con foto e selfie.

Considerate che in India a Luglio fa veramente caldo. prima di raggiungere il paese avevamo letto notizie di temperature sopra i 42 gradi. Non raggiunti nel nostro viaggio, ma l'umidità è stata asfissiante. Questo non ci ha fatto non godere del viaggio. 

La guida ci porta alla visita della moschea davanti al bazar di Nuova Delhi. Si comincia a sentire il famoso rumore che ci seguirà per tutto il viaggio : il suono del clacson. Gli indiani ne fanno un uso spropositato e a volte fastidioso. 


Costruita dallo stesso Imperatore del Forte Rosso. Può contenere nel suo cortile quasi 25000 devoti. La Jama Masjid (la moschea del venerdì) misura 65x35 metri, la sua corte forma un quadrato di 100 metri.

La moschea è la più grande e più bella del paese. Fu eretto nel 1656 da 5000 artigiani. La moschea ha tre porte , quattro torri e due minareti. Ampie scale portano alle porte dell'ingresso nord e sud. 


L'ingresso orientale, quello degli imperatori, è chiuso nei giorni feriali. La sala principale di preghiera è adornata da una serie di archi a forma di cuspide, che si ergono su 260 pilastri che sostengono 15 cupole di marmo a varie altezze. 

La cosa fantastica ed interessante non è che solo i musulmani amino questo posto, molti cittadini di New Delhi , di religione diversa, portano la moschea nel cuore. 


Ingresso nella moschea , prima delle due porte, è senza scarpe. Le donne devono avere le parti del corpo coperte.

Al centro del cortile c'è una vasca dove i musulmani si lavano prima di pregare. Il posto è bello.

Ci gustiamo tutto il posto con moltissime foto. 

E' ora di pranzo, quale potrebbe essere il posto migliore se non il bazar davanti a noi appena usciti dalla porta?

Pranzato da Kamir, un ristorante semplice. Tutto veramente buono, Cominciamo ad entrare nei piatti e e nella cucina indiana. Si mangia molto vegetariano. La carne che si può trovare è di pollo o montone (capra). I piatti sono molto speziati, spesso conviene dire poco piccanti ( o medio). I camerieri, essendo turisti e non abituati, comunque ne sono consapevoli e lo chiedono.

La visita al bazar avviene prima con il risciò e poi a piedi. Il bazar Chandni Chowk"piazza di luna", chiamato così perché è stato originariamente intersecato da canali per catturare e riflettere la luce della luna.
Qui si entra con una nuova realtà indiana: la mucca. La mucca è sacra , quindi cammina indisturbata tra le vie e il mercato.(Nel nostro viaggio incrociate anche in autostrada). Per noi europei è una situazione surreale. 
La visita del bazar è particolare. Gente che corre, mucche indisturbate, mercanzia esposta in piccoli negozi, colori, cavi kilometrici intrecciati, risciò che suonano sempre, lo stesso per le moto.

Ogni foto vista nel web diventa reale ai nostri occhi. E' come essere in un film o in un video ed essere spettatore reale.
Il mercato è diviso in porzioni: una parte del ferro, dell'elettricità, della carta, delle spezie, etc etc.
La visita al bazar avviene molto lentamente. 

A piedi percorriamo la porzione delle spezie. Entriamo in qualche negozio. Tutto è esposto. La gente si ferma e compra. La maggior parte è indiana. 
Non mi sono mai sentito in pericolo. 
Compriamo del tè.
Torniamo alla macchina e ci dirigiamo verso la Città nuova. 

Arriviamo all'India Gate.


L'India Gate si trova all'estremità del viale cerimoniale Rajpath. Monumento ai caduti dedicati ai soldati indiani morti nella Prima Guerra Mondiale. Intorno c'è l'India Gate Lawns che circonda le fontane presenti. Spesso gli indiani vengono a ristorare in questo posto , rilassandosi o per un picnic.

Molti risciò cercano di fermarmi per un passaggio , sono realmente e palesamente i taxi indiani. 

Giriamo per il parco, Ci prendiamo del tempo.

Torniamo in macchina per passare davanti alla Casa del Presidente. Non si può sostare o fermare. Si trova esattamente all'estremità occidentale della strada Rajpath. Il sontuoso palazzo fu dapprima denominato Viceroy’s House. L’inaugurazione ufficiale avvenne nel 1929.


Nel Rashtrapati Bhavan  sono state edificate diverse strutture. Innanzitutto il palazzo principale con 340 stanze decorate. Comprende la residenza ufficiale del presidente, i saloni di ricevimento, le camere degli ospiti e gli uffici. I vasti giardini presidenziali sono attorno. 

C'è la possibilità di visita , ma a giorni programmati.


Torniamo in albergo. Doccia e riposo. La sera chiediamo all'autista di portarci in centro per mangiare qualcosa. Veniamo trasportati in un grande centro commerciale (South Extension), Mangiamo benissimo , al 3° piano, al Mati Mahal Deluxe. Bello, tradizionale e comodo. 

Passeggiamo per negozi per poi rientrare in albergo.

2° giorno Da New Delhi a Mandawa

“L’India è un continente nel quale sono degni di interesse soprattutto gli aspetti umani.

Alberto Moravia

Distanza 251 Km

Colazione a New Delhi. Toast, marmellata, un po' di frutta, caffè americano ( che io ogni volta annego nel latte).

Spostamento lungo per arrivare a Mandawa Distanza 250 Km). 

Uscire dalla capitale oggi è difficile, iniziano in India le vacanze estive. Tante auto in fila, quasi tutti che suonano il clacson. 

Viaggio in zone rurali. Incontrati cammelli per trasporto e nilgai (bovini indiani). Moltissime mucche libere, una allattava dei vitellini in mezzo alla strada.


Si arriva dopo pranzo nella città degli Haveli. La città è una galleria a cielo aperto. Haveli sono delle case abbellite da decorazioni, ove il proprietario ostentava ricchezza. Mandawa si trova in quella che era la via della seta. In questa zona passavano quindi molte carovane di mercanti.

Le famiglie dedite al commercio che si trovavano in quest’area si arricchirono grazie a questa posizione strategica ed iniziarono a costruire o abbellire dei sontuosi palazzi. Gli haveli quindi erano le case dei ricchi mercanti. Dovevano essere abbastanza grandi per poter ospitare tutta la famiglia, che spesso era molto numerosa ed erano caratterizzati da un ampio cortile interno.

Oltre al cortile, spesso abbellito con fontane e piante, gli haveli sono contraddistinti da meravigliose decorazioni. Le pareti esterne ed interne sono infatti decorate con affreschi variopinti raffiguranti divinità, motivi floreali e scene della vita quotidiana. 

Passeggiando per le strade della cittadina, si percepisce subito che abbia avuto momenti migliori, un passato glorioso che oggi però è soltanto un ricordo lontano.

Alcuni haveli sono abbandonati, altri invece sono diventati hotel. Sono bellissimi. Vederli è tornare indietro nel tempo e percorrere la storia di questa città e i loro abitanti. 

La guida era locale e parlava un buon italiano. Racconta che la città spesso diventa una scena di qualche film di Bollywood. Molte sono le troupe indiane che vengono in questa città a girare qualche film. 


Fa veramente caldo. Si torna il albergo prima che diventa buio. 

Si riposa in albergo (Shahi Palace). La sera mangiamo in un albergo tipico della città (Monika).

Finisce la serata in un posto antico ove un tempo era una città piena di risorse e mercanti.


3° giorno da Mandawa a Bikaner

“Mi piace l'odore di questo paese, non lo dimenticherò mai... Ha un che di speziato!”

Adrien Brody

Distanza 190 Km

Si parte da Mandawa per arrivare a Bikaner, dopo aver mangiato. 

La distanza è di 190 Km.

Bikaner (prende il nome da Rao Bika, suo costruttore nel 1488) era una tappa sulle piste carovaniere ed è cinta da sette chilometri di possenti mura con cinque porte di accesso del 1600. La sua fortuna commerciale declinò con l’avvento della ferrovia e della motorizzazione.

Si arriva per ora di pranzo. Direttamente in albergo per ristoro. Si esce si mangia e poi giro per la città. 

Prima la visita alla fortezza di Junagarh.


Il forte, in arenaria rosa, è situato all’esterno della cinta muraria. Junaghar, “forte antico” (1588 -1593), fu costruito grazie a un generale di Akbar. Nonostante l’implementazione, dei maharaja successivi, di altri palazzi e sfarzose suite il forte risulta omogenee e la sua lunga facciata incute soggezione.

La fortezza è un museo. 

All’interno è un alternarsi di palazzi, cortili, balconi, torri. La porta di entrata (Suraj Pol, porta del sole) è sul lato est. Nella zona più


interna c’è il Durga Niwas (“residenza di Durga”), un magnifico chiostro con una vasca in marmo bianco al centro che veniva riempita con acqua profumata per offrire refrigerio durante l’estate. In occasione della festa di primavera, holi, la vasca veniva riempita di acqua colorata con cui re e regine si spruzzavano a vicenda.

Le impronte delle mani accanto a una delle porte celebrano le mogli, dei guerrieri rajput deceduti in battaglia, che si gettavano sulle pire


dei propri mariti (sati).

Dietro gli incredibili pannelli traforati delle finestre le donne dello zenana (harem) osservavano quello che accadeva nel cortile. Queste tipiche finestre saranno presenti in ogni palazzo e fortezza che abbiamo visitato in questo viaggio.

Stanze con armi antiche, oggetti per completare il museo. Nel palazzo si percorre la storia oggettistica del paese.


Dal museo si parte con l'auto per andare verso il centro e visitare il bazar. Si viaggia con il risciò.

Durante la visita vediamo bellissime haveli, case tradizionali e mercatini all'aria aperta dove si vende di tutto. Haveli differenti da quelli di Mandawa , ma sempre spettacolari.

Alla fine si va a vedere il Tempio Bhandasar Jain. Tempio giainista. 

Il Jainismo è una antica religione dell’India, le cui origini risalgono circa a 2.600 anni fa, diffusa su tutto il territorio indiano con circa quattro milioni di seguaci. Il percorso Jainista è diretto all'ottenimento della purezza spirituale attraverso un modo di vivere fondato sulla non-violenza. Questo è basato sugli insegnamenti di Mahavira (599-527 a.C.) contemporaneo di Buddha. Predicando un’assoluta non-violenza, il Jainismo prevede una forma estrema di vegetarianismo: la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l’acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi. I Jainisti credono che la liberazione possa essere ottenuta solo raggiungendo una totale purezza dell’anima.  altri precetti sono: la verità, prendere solo ciò che viene offerto, castità e rinuncia alla proprietà.

I monaci jaina non hanno alcuna proprietà privata, possiedono soltanto un recipiente per le elemosine. 


I precetti per i laici sono diversi, devono avere proprietà per aiutare i monaci e per costruire templi e conventi. Come indù e buddhisti credono nella reincarnazione, a differenza dei primi sono contrari alle caste.

Il tempio è molto bello.

Da vedere.


Sera mangiato nello stesso ristorante del pranzo. A differenza del pranzo ( cibo locale) ci siamo orientati verso i Burger. 

Si torna in albergo (Lallgarh Palace) e si chiude un'altra bellissimi giornata.


4° giorno da Bikaner a Jaisalmer

“L’India è un continente nel quale sono degni di interesse soprattutto gli aspetti umani.”

Alberto Moravia

Viaggio verso Jaisalmer (circa 330 Km).


Il viaggio è abbastanza lungo. Durante il tragitto ci fermiamo ad un rifugio delle mucche. Le mucche , come detto, sono sacre. Non possono essere toccate( si può solo prendere il latte), mangiate o uccise. In caso di incidenti bisognerà chiamare un ente governativo che subito si attrezza per recuperarle e verificare l'incidente. Se si abbandona in mezzo alla strada potresti essere condannato.



Troviamo mucche incidentate, magre, malate. Gli animali vengono curati volontariamente in questi rifugi. Ho visto delle brutte cose. 

Ripartiamo. 

Avvistiamo un antilope del deserto durante il viaggio. 

Arrivati in città conosciamo la guida e andiamo in albergo. 


L'albergo è tra le dune della sabbia del deserto di Sam. Royal Camps , un resort con cottage mascherati a tende. Bellissimo posto. 

E' prevista una serata organizzata. Una camminata con dromedario per 2 Km con vista tramonto ( pieno e colorato).

Evento grazioso.

La serata si conclude in un resort adiacente dove è prevista cena e serata musicale. Bellissimo anche da qui il tramonto e la vista delle stelle. 



La serata musicale  è la visione di una danza folcloristica locale. 

Alla fine c'è stata una partecipazione anche dei vari turisti. Molto piacevole.

Si conclude con una cena a buffet. 


Torniamo in albergo. Subiamo qualche black out notturno, ma dormiamo tranquillamente. 



5° giorno Jaisalmer

“Per me, l'India rappresenta da sempre 'ogni cosa', rappresenta 'il tutto'. Tutto è qui. Si potrebbe rimanere qui per sempre e non sentire mai di esserti perso qualcosa della vita.”

Chris Martin

Dover aver espletato la colazione raggiungiamo il nostro cottage per prepararci. Si rimane in città , ma si cambia albergo. Andiamo verso il centro cittadino di Jaisalmer.


Lasciate le valigie partiamo con l'auto. Raggiungiamo la prima tappa che è il Lago Gadisar, che è un lago artificiale costruito da raja rawal jaisal. I templi di arenaria chattri scolpiti artisticamente santuari e ghat circondano il luogo. 

Gente butta del cibo per i pesci gatto del lago. Si crede che l'animale sia una reincarnazione di un Dio. Gli hindu non possono mangiare questa carne.

Qualche turista si avventa nel lancio del cibo. 




Visitiamo il tempio accanto. Bello. Fuori dal muro è presente un albero di fico impreziosito da lumi e lustrini, per Hindu è un albero sacro. 






Prima del porticciolo con barche a remi c'è la Tilon Ki Pol , la porta della prostituta. Si narra che sia stata costruita da una famosa prostituta. . Quando si offrì di pagare per farla costruire, il Maharaja rifiutò il permesso in quanto avrebbe dovuto passare sotto di esso per scendere al lago, che era sotto la sua dignità. Mentre era via, ha costruito il cancello e ha aggiunto un tempio di Krishna in cima in modo che non potesse essere abbattuto.


Si riparte per andare a visitare il Fort Palace, che sovrasta tutta la città.

Il forte è il secondo più antico del Rajasthan. Iniziato nel 1156. E' lungo 3 km ed ha 99 bastioni, Di cui 92 costruiti tra il 1633 e il 1647. Costruito in 3 strati : arenaria solida all'interno e all'esterno, tra di loro macerie sciolte in loro.

Chiamato anche Sonar Qila.

Costruito dal Raja Jaisal. Da cui proviene il nome della città, Jaisal (maharajah) mer(u)(collina). Famosa città d'oro, per il colore delle case e palazzi della città ( compreso il forte).

L'unico forte in India dove ci sono ancora delle persone che abitano all'interno delle mura. Si supera la prima porta per poi raggiungere la seconda porta (porta del sole). La visita è in salita all'andata. Si supera la terza porta per poi raggiungere finalmente la quarta porta , quella del vento. C'è dell'aria che circola ,Visto il caldo e l'umidità, è un buon refrigerio.


Visitiamo il museo. Nella visita del forte troviamo i templi jainisti. Sono spettacolari, i più belli visti in questo viaggio. 

Prima di entrare c'è la classica procedura di togliersi le scarpe e lasciare fuori le bottiglie d'acqua fuori dalla porta ( impurità).

All'interno ci si esalta alla visione di ciò che compare davanti ai nostri occhi.

La  bellezza del tempio è la complessità delle sculture presenti sulle numerose colonne che formano porticati aperti: statue di sinuose ragazze, le apsaras, emergono da altorilievi fitoformi che circondano intere colonne, ghirlande di fiori ad arco acuto collegano colonne poste


all’ingresso delle camere interne, una delle quali presenta una cupola decorata da statue di sensuali ragazze danzanti.

I templi jainisti costruiti  sono sette e sono collegati da intricati corridoi, trovando sui muri alcuni riferimenti religiosi tra statue e altorilievi.

Ci si perde alla vista delle sculture. Tutto è perfetto. 

Orari di visita dalle 12 alle 13.




Finita la vista dei templi, si va a vedere una casa Haveli. Questa casa tipica di questa regione. Ogni città ne ha una sua differente particolarità. 


La casa (Patwon Ki Haveli) sono ben 5 Haveli con ingressi separati ma collegate internamente fra loro. Alta 4 piani. L'interno è un tripudio di decorazioni.

Il proprietario ci spiega la sua storia. Un Haveli è stato trasformato in museo e negozio. Ci viene chiesto di comprare qualche oggetto in modo che con i soldi si possa mantenere la struttura. 

Bello. Particolare.

E' ora di pranzo, finalmente. Si mangia in un buon ristorante non lontano dal forte

Si va in albergo per riposare un po'.



Si riparte. Andiamo a visitare il giardino di cenotafi (Monumento sepolcrale privo dei resti mortali della persona in onore della quale è stato eretto) : il Bada (grande) Bagh (giardino). Il Grande giardino.

Molti cenotafi sono in memoria di maharajah regnanti nella città. Purtroppo alcuni sono in decadenza. In ogni cenotafio è presente una tavoletta con scritto il re o la regina. 

Viene scelto questo posto per il pomeriggio, perché è bellissimo lo spettacolo dello scendere del sole. Si
possono ammirare dei bellissimi tramonti.

Ci sediamo e ci godiamo l'esibizione del sole con il cielo. 

Ormai sera torniamo in albergo per aspettare la cena. Su consiglio mangiamo al "Trio"al centro della città.






6° giorno da Jesailmer a Jodhpur

“In passato quando l’India era la nazione più ricca al mondo, esistevano mille caste e destini. Mentre oggi esistono solo due caste: gli uomini dalla pancia piena e quelli dalla pancia vuota.”

ADARSH GOURAV- attore

Distanza 260 Km

Oggi il viaggio è verso Jodhpur, la seconda città più grande del Rajasthan. 

Pranzato prima dell'ingresso in città. Incontrato guida e raggiunto il Palazzo residenziale. Una parte è museo, una parte vive il maharaja e una parte è un albergo stellato. (scopriamo che quasi tutti i palazzi del maharajah hanno avuto la stessa fine).

Il maestoso Umaid Bhawan Palace è di uno dei più grandi palazzi dell’India. E' Composto da 347 stanze ora divise da famiglia reale e hotel.

La storia della costruzione del palazzo Umaid Bhawan è legata alla maledizione di un santo che ha affermato che un periodo di siccità seguirà il felice regno della dinastia di Rathore. Così, dopo la fine di circa 50 anni di regno di Pratap Singh, Jodhpur affrontò una grave siccità e condizioni di carestia negli anni ’20 del XX secolo per un periodo di tre anni consecutivi. I contadini cercarono l’aiuto dell’allora re Umaid Singh, che era il 37° sovrano di Rathore di Marwar a Jodhpur, chiedendo di fornire loro un impiego in modo che potessero sopravvivere alle condizioni di carestia .

Il re, per aiutare i contadini commissionò la costruzione di questo lussuoso palazzo. Incaricò l’architetto Henry Vaughan Lanchester di preparare i piani per il palazzo.I lavori di costruzione iniziarono il 18 novembre 1929 e dopo 13 anni di lavori fu inaugurato nel 1942 come la sesta più grande residenza privata al mondo. I lavori andarono a rilento poiché il suo obiettivo iniziale era quello di fornire lavoro ai contadini colpiti dalla carestia nella zona.


La pietra arenaria dorata di Chittar, il palazzo sorge su una collina nota come collina di Chittar ( che è il secondo nome del Palazzo), è stata utilizzata per la struttura esterna, trasportata per ferrovia riveste in blocchi di grandi dimensioni il palazzo con giunti ad incastro in modo che potessero essere posati senza l’uso di malta. Oltre all’arenaria di Chittar è stato utilizzato anche il marmo di Makrana e il legno di teak birmano per le decorazioni interne di legno. 

Usciti dal palazzo si percorre la città per andare a visitare il cenotafio.

Si tratta di un imponente mausoleo finemente decorato in marmo bianco. Fu costruito nel 1899 per ospitare il cenotafio del maharajah Jaswant Singh II. All'interno ospita una galleria con i ritratti dei sovrani di Jodhpur e altre due tombe.

La fattura delle pietre e del marmo lucido e sottile incamera i raggi solari creando, in certi momenti della giornata, dei riflessi e delle sfumature che incantano con la loro magiaIl memoriale bianco latteo è una schiera di cupole arbitrarie,  la cui bellezza è uguale al Taj Mahal, dando origine al nome “Taj Mahal di Marwar“

Pausa pranzo. 

 
Si lascia per ultimo il Forte (Fort Mehrangarth). Per arrivarci si deve salire per 150 m ( il forte sorge su una collina). Per i visitatori c'è un ascensore che ti porta nella parte superiore. Fu fondata da Raj Jodha nel 1459. 
Per vederlo bisogna superare 7 porte , alcune furono erette per le vittorie interne e contro i Moghul.


Una delle stanze più belle è lo Sheesh Mahal, la camera da letto del maharaja, una vera e propria galleria di specchi, magnifica, visibile solo da fuori.

Sul pavimento è visibile il soffitto originale, purtroppo crollato, che ha richiesto la creazione di un soffitto nuovo.

Si dice che il lavoro di specchi era così realizzato bene che bastasse una candela per illuminare la stanza.

Bellissimi anche il Moti Mahal e Palazzo delle Perle, dove si può ammirare il trono reale di Jodhpur. Infine la Phool Mahal dove si trova un bellissimo soffitto adornato da lavori di filigrana d'oro.

Si ha una vista della città ( la città blu per il colore delle case) bellissima. Godetevi il momento. 

Si narra che i proprietari di nuove case non possono assolutamente cambiare il colore dell case, che deve rimanere assolutamente del colore originale. Lo stesso vale per le nuove costruzioni che devono rispettare il colore della città.

Si raggiunge la città, con i suoi vicoli e viuzze.
Si visita il bazar. Forse più ordinato , meno caotico della capitale, ma sempre rumoroso. 





La torre dell'orologio e la struttura del mercato furono costruiti seguendo il modello inglese. 

Si percorre annusando e ammirando. 

Alla fine si arriva in albergo (Baijoo Niwas) per concludere la serata. Essendo stanchi decidiamo di mangiare in albergo. Mangiamo una pizza a cucina indiana. Non è male, le spezie , come al solito, non mancano.







7° giorno da Jodhpur a Udaipur (con sosta a Ranakpur)

“L'India ha due milioni di dei e li venera tutti. In fatto di religione, tutte le altre nazioni sono povere; l'India è l'unica milionaria.”

MARK TWAIN
Distanza fino a Ranakpur 154 Km
Distanza da Ranakpur ad Udaipur 94 Km

Si parte da Jodhpur per fare tappa a Ranakpur. 
Questa cittadina è conosciuta soprattutto per i suoi templi Jeinisti. Il più famoso e visitato è il tempio di Chaumukla. 

Il tempio risale al XV secolo. La struttura principale consiste un grandioso edificio in marmo bianco che occupa 4500 metri quadrati, dove 1444 pilastri sorreggono 80 cupole tra 29 sale. 

Una scalinata conduce all'ingresso principale del tempio, da dove si può ammirare la facciata con le sue statue ed i fini bassorilievi.Le superbe cupole centrali del tempio di Chaumukla sono sorrette da numerose colonne intarsiate e presentano intricati bassorilievi e statue con figure di divinità. 



La fitta selva di colonne che regge le terrazze e le cupole del tempio jeinista di Ranakpur, crea invece intriganti giochi prospettici.

Un’ iscrizione su uno dei muri del Chaumukha Temple ne racconta la leggenda, secondo cui i templi jeinisti di Ranakpur furono costruiti da  Dharnaka un ricco e rinomato mercante, al quale apparve in sogno una visione.

Dharnaka allora chiese a Rana Kumbha,  il sovrano di Mewar, un luogo in cui lui potesse realizzare il suo sogno, costruendo un tempio di incomparabile bellezza e Rana Kumbha bello contento per la richiesta gli donò un’ ampia zona ai piedi dei monti Aravalli.

La costruzione del tempio iniziò nel 1446, impiegò 50 anni per la sua realizzazione e al termine il tempio venne dedicato a Lord Adinath, uno dei 24 Tirthankaras Jeinisti


I templi sono molto belli. Da vedere.

E' presente un'autoguida , dove spiega la storia e la struttura del luogo, c'è anche l'italiano.

Secondo una leggenda, circa novantanove  lakh (nel sistema di numerazione indiana un lakh è pari a centomila) di rupie sono stati spesi per la costruzione del tempio.

Si riparte. La strada verso Udaipur è molto tortuosa. Si supera la foresta, famosa per i Safari organizzati per turisti.

Incontriamo a bordo strada delle scimmie, che per qualche patatina si fanno immortalare per delle foto. 

Il pomeriggio inoltrato arriviamo in albergo (Madri Haveli). La città si vedrà domani. Cena  e poi letto.

8° giorno Udaipur

“L'idea della reincarnazione contiene una molto confortante spiegazione della realtà per mezzo della quale il pensiero indiano sormonta difficoltà che sfidano i pensatori europei.”
ALBERT SCHWEITZER - Medico e Filantropo

Prima visita è il tempio di Jagdish. E' il più grande e famoso della città ,  oltre ad essere uno dei maggiori in India. Impossibile non notarlo, dal momento che con la sua guglia che raggiunge gli 80 metri d'altezza svetta sullo skyline della città.  La guglia, inoltre, è riccamente decorata con motivi diversi: ballerini, musicisti, eleganti e cavalieri sono

tutti ben rappresentati, e le conferiscono uno stile non solo elegante ma anche unico nel suo genere.

Per accedere al tempio si sale una scalinata delimitata da statue rappresentanti elefanti, l'edificio è stato costruito nel 1651  dal Maharana Jagat Singh. A Udaipur, unica città, il Maharaja si chiama Maharana. 

Nel tempio si possono vedere e immagini di Vishnu (divinità induista che  ha il compito di proteggere e sostenere la vita nell'intero cosmo) e di Garuda (veicolo di Vishnu, per metà uomo e metà uccello).

Si incammina verso il City Palace. Il Maharana Udai Singh diede ordine di costruirlo nel 1559 , ma fu completato dai suoi successori nel 18° secolo. Comprende 11 palazzi , cortili e giardini.
Le leggende narrano che l'anno prima, quando il Maharana Uday Singh era su un sentiero di caccia sulle colline di Udaipur, incontrò un eremita che stava meditando sulla cima della collina. 

Consigliò al Maharana di costruire un palazzo proprio nel luogo in cui stava meditando. E così, il complesso del palazzo fu costruito qui sulla cima della collina, offrendo una vista mozzafiato della città. Il palazzo è costruito completamente in marmo e granito.


Ora il Palazzo è un museo e , a differenza di altri palazzi reali già visti, due alberghi.

Si esce dal palazzo per raggiungere il porticciolo del Lago Pichola, completamente artificiale, per raggiungere con la barca un isola con il palazzo Lake Palace e Jag Mandir

Il posto è molto carino. Il Palazzo Lake Palace è ormai un hotel storico. Si gira.  Il Jag Mandir è un museo dove è raccontata la storia dell'Isola. Nelle stanze incontriamo qualche scoiattolo indiano.

Anche per il lago c’è  una leggenda secondo cui pare sia stato uno zingaro della tribù di Banjara a realizzarlo e solo più tardi, 

Maharana Udai Singh, affascinato  da questo luogo, decise di fondare qui la città costruendo  una diga in pietra sulla sua riva.


Bellissimo posto. Tantissime foto. 

Tornati sulla riva si va a visitare il Bangore Ki Haveli, che Si affaccia direttamente sulle sponde del lago Pichola ed è un luogo privilegiato per avvicinarsi alla cultura del Rajasthan.

Ospita mostre di arte contemporanea e alcune delle sue 138 sale sono dedicate alle feste tradizionali della regione, alle marionette, l’arredo, costumi tradizionali ma anche strumenti musicali e oggetti di vita quotidiana.

Bellissima la vista della città. 

E' ora di mangiare. Ristorante tipico indiano.


Dopo pranzo si percorre la città per vedere l'ultima tappa. Un parco pieno di fontane e piante costruito dal Maharana per la moglie.

Bellissimo. Soprattutto un po' di fresco per contrastare l'umidità. 
Finito si torna in albergo. Stanchi decidiamo di mangiare in albergo. 



Il ristorante è in terrazza.  Una candela e una torcia ( per il menù) assolvono il compito di vedere causa mancanza di lampade e luce. 

Suggestivo. In piena serata si continua, nella strada sottostante, a sentire clacson. 

Si va a dormire.








9° giorno Da Udaipur a Bundi con tappa a Chittorgarh

“In India nulla è identificabile, e il semplice fatto di domandare una cosa basta a farla scomparire o dissolverla in qualcos'altro.”
EDWARD MORGAN FORSTER- Scrittore

Distanza da Udaipur a Chittorgarh 112 Km
Distanza da Chittorgarh a Bundi 154 Km

L'albergo ad Udaipur è in centro, per raggiungerlo bisogna percorrere delle stradine strette. Per raggiungere l'auto abbiamo dovuto prendere un tuk che ci ha portato all'incontro, avvenuto in un parcheggio cittadino.

Prima tappa Chittorgarh dove c'è una vecchia fortezza.

Il forte , costruito nel 7° secolo, ha la nomea del più grande forte dell'India. Copre un'area di 700 acri.
La storia racconta di come si siano battuti valorosamente tutti i discendenti del fondatore (donne comprese, pronti al suicidio piuttosto che a cedere all’invasore) contro i tentativi di conquista del forte , purtroppo messo a dura prova da 3 assedi: nel 1303, nel 1535 e nel 1568 (quello che vide vincitore l’imperatore Akbar il Grande e il definitivo abbandono della fortezza).

Il forte è costellato di palazzi,  templi, due straordinarie torri (Kirti Stambh e Vijay Stambh), musei, padiglioni, ben 7 porte di accesso. Sono presenti anche molti serbatoi che fornivano acqua per tutta la struttura. Purtroppo non è in buone condizioni. 


Il forte è Patrimonio dell'Unesco. Sono tre i maggior siti visibili e da vedere , con unico biglietto. 
All'interno ci sono delle scimmie a cui puoi dar da mangiare, c'è una signora che vende del cibo , riuscendo così a fare qualche foto ravvicinata. Alcuni turisti sono scappati e urlato per la paura.

L'ultimo posto visitabile è il luogo dove la regina saltava nel fuoco durante la cremazione del marito (Re). 

Tutto bello da vedere. Bella anche la vista panoramica.
Dentro il sito c'è un ristorante cui noi abbiamo pranzato. 

Visto un tempio a Manal e prima di arrivare a Bundi. 
Sera siamo arrivati in albergo (Bundi Haveli) dove abbiamo deciso di cenare.





10 ° giorno da Bundi a Jaipur

“Ammiro quelli che fanno politica, perché ci vuole coraggio ad essere dei politici in India.”
SHEKHAR KAPUR - Attore

Dopo colazione partiamo per la visita al Forte. Visto che non è grande andiamo da soli.

Il fascino della città risiede nella sua posizione: circondata da frutteti di guava e mango, fiancheggiata dalla catena montuosa. 
Il Forte Taragarh , costruito nel 1354,  è completamente in salita. 


L'ingresso è mediante due cancelli principali  Di questi due cancelli, il più popolare è l'Hathi Pole. Questo cancello è un'enorme impresa architettonica che evoca un senso di grandiosità. Il cancello ha due elefanti che raffigurano trombe che suonano, ed è stato commissionato da Rao Ratan Singh. Segnando l'ingresso del Garh Palace, l'Hathi Pole costituisce un importante punto di attrazione a Bundi

Superato il cancello, troviamo un palazzo con un gran cortile. Il personale sta pulendo quindi ci chiede di tornare più tardi. Saliamo ancora , il caldo e l'umidità diventa insopportabile. 

Andiamo in altro cortile, dove c'è una piccola torretta. Un po' d'aria e refrigerio. Vicino ad un piccolo albero c'è un piccolo luogo sacro. 

Saliamo ancora e troviamo solo rovine. Purtroppo la vegetazione è alta e risulta trascurato. 

Torniamo nel primo luogo. Sembra più ordinato e più bello. Da vedere assolutamente i mosaici. 

Usciamo dal forte per raggiungere l'albergo. Le magliette sono fradicie ( strizzando esce acqua). Non ho mai sentito così caldo come in questo giorno. Facciamo una doccia.



L'autista viene a prenderci per portarci in centro città. 




Andiamo a visitare il pozzo , il Ranji ki Baori, il Queen's Stepwell, costruito nel 1499 per commemorare il marito

defunto della regina.

Fu completato nel 1699 e scende per 46 gradini. 

Partiamo e andiamo verso il cenotafio a 84 colonne o 84 pilastri è un edificio del XVII secolo ed è uno squisito esempio di scultura ed  meraviglia architettonica costruita da Rao Raja Anirudh Singh nel 1683 d.C. in memoria del suo fratello adottivo Deva. 

Questo splendido cenotafio a due piani costruito su una piattaforma rialzata e la parte medio-bassa circondata da pannelli raffiguranti elefanti, cavalli e altri animali, contiene anche attraenti immagini scolpite di Shiva-Parvati, Radha-Krishna, Varaha (incarnazione di Vishnu), l'origine di Brahma, Dhola-Maru, Gaj-laxmi e Samudra Manthan ecc. che sono interessanti soggetti mitologici. 
All'interno del cenotafio, il soffitto è decorato con affreschi di damigelle, musicisti, scene di elefanti che combattono, ballerini e attraenti pose di elefanti sugli archi sono degni di nota. 

Lo Shivalingam è adorato ed è posto al centro del cenotafio.

Si parte verso Jaipur. Ci fermiamo per strada per mangiare. 
Arrivati in città andiamo direttamente in albergo (Rajasthan palace). Vicino all'albergo ci sono dei ristoranti dove la sera ceniamo.



11° giorno Jaipur

"L'India, il paese delle mille nazioni e delle cento lingue, delle mille religioni e dei due milioni di dèi, culla della razza umana, luogo di nascita del linguaggio umano, madre della storia, nonna della leggenda, bisnonna della tradizione." 

Mark Twain

Jaipur, capoluogo della regione del Rajasthan. Fondata nel 1728 è anche chiamata Pink City (città rosa) per il colore dei suoi edifici del centro storico. 

Si parte dal Palazzo dei venti (Hawa Mahal) che si vedrà solo all'esterno. Ci spiegano che all'interno non c'è molto da vedere.

Viene chiamato così perché è sostanzialmente contraddistinto da un muro molto alto costruito per permettere alle donne della famiglia reale di osservare, non viste, le feste che si svolgevano in strada, al riparo da sguardi indiscreti. 

Il ‘Palazzo dei Venti’ è composto da cinque piani e la sua forma assomiglia a quella del favo di un alveare di api. La facciata è formata da ben 953 finestre (Jharokha), finemente decorate con fitte grate.Le grate apposte sulle finestre, agevolavano la circolazione dell’aria fresca, facilitata dal fitto disegno della facciata: una sorta di ‘aria condizionata’ nelle varie aree del palazzo, per limitare la calura dell’estate.

Saliti in macchina arriviamo fino al parcheggio dell'Amber Fort, che sovrasta la città. Si può, se si vuole, salire in groppa agli elefanti invece che con la macchina. Si paga un extra naturalmente.
Il palazzo, che anticamente fu la residenza dei Maharaja Raiput e delle loro famiglie, insieme al vicino forte Jaigarh, sono considerati un unico complesso,
visto che sono collegati da un passaggio sotterraneo, che un tempo era considerato una via di fuga, utilizzata in tempo di guerra, per consentire ai membri della famiglia reale e agli altri abitanti del forte Amber di scappare.

La fortezza di Amber Fort è un’affascinante miscela di architettura indù e musulmana, che riflette lo stile dei suoi vari costruttori. 

L’imponente figura dell’Amber Fort è esaltata dai suoi bastioni in pietra e dalle sue torri di quarzite verde, arenaria rossa e marmo bianco. Le

porte e il chhattris si trovano profumatamente all’esterno. Dai bastioni c’è una vista panoramica del lago di Moata, che è stato utilizzato per fornire acqua ad Ambra, alimentando gli hamaams e le fontane all’interno del palazzo del forte.


Costruito nell’arco di 138 anni durante il regno di vari re, il forte esistente oggi deve la maggior parte della sua costruzione al Raja Maan Singh I (1589-1614). 

L’ingresso principale avviene attraverso il Suraj Pol (Sun Gate), che conduce al cortile principale. È stato chiamato cancello del sole in quanto guarda in direzione del sole nascente. Il secondo cortile ospita il Diwan-i-Aam, ed è anche conosciuto come la sala delle udienze pubbliche.

Terzo cortile si accede attraverso la Ganesh Pol o porta di Ganesh.
Il cortile ha due edifici l’uno di fronte all’altro. Sulla sinistra si trova il Sheesh Mahal o Palazzo degli Specchi che è una bella parte del forte d’Ambra. È famoso per il suo lavoro a specchio. Le pareti e i soffitti di questo palazzo sono scolpiti con magnifici dipinti di vetro.
L’altro edificio di fronte è lo Sukh Niwas o Sukh Mahal o Sala delle Delizie. In questo mahal è stato creato un ambiente fresco facendo scorrere in un canale aperto dell’acqua che attraversa la

sala. Il quarto cortile comprende la regione Zenana o Zenana Deorhi del palazzo dove vivevano le regine con le loro signore e ancelle.

Nel 2013 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.


Il programma della giornata prevedeva un viaggio sul rickshaw ride. La persona che ci ha guidato è stato carinissimo. Il percorso era di vedere i monumenti della città all'esterno.

Un sito interessante da visitare è il Jantar Mantar (  o Osservatorio). La parte è tutta all'aperto e allo scoperto, con poche possibilità di coprirsi dal sole. Però è particolare e molto gradevole. 

L’osservatorio astronomico di Jaipur, è una vera meraviglia della scienza, simbolo dell’incontro di culture e saperi dell’India del XVIII secolo. 
In sanscrito Jantar Mantar,  significa strumento di calcolo. 

l Jantar Mantar ospita al suo interno venti strumenti per l’osservazione astronomica a occhio nudo. Gli strumenti permettono di misurare il tempo, prevedere le eclissi, tracciare la posizione delle stelle principali e dell’orbita della terra intorno al sole.


Il più grande è la Vrihat Samrat Yantra, una meridiana alta 27 metri la cui ombra misura il passaggio del tempo, con un angolo di 27 gradi che rappresenta la latitudine di Jaipur. Tutti gli strumenti sono costruiti in marmo e pietra locale e oggi l’osservatorio è Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Si torna in macchina per andare verso il City Palace, ne approfittiamo per refrigerati.


Purtroppo nel Palazzo non si può fotografare all'interno. Solo esterno. Iniziato nel 1729 fu ultimato nel 1732. Oggi vivono ancora i reali, infatti durante la visita abbiamo visto il Maharaja reggente. Una parte del palazzo è un museo , con visita di moltissimi turisti. 

Il primo edificio che incontro è il Mubarak Mahal, il palazzo del benvenuto. In origine era il luogo in cui venivano accolti gli ospiti, oggi, invece, è stato trasformato in un museo di tessuti ed oggetti risalenti alla gloriosa epoca dei maharaja.

Molto interessante è anche il Pritam Niwas Chowk, il cortile usato un tempo dai reali per celebrare feste ed occasioni speciali dove sono presenti  quattro porte decorate con rappresentazioni delle quattro stagioni. Degna di nota, in particolare, la Porta dei Pavoni.

Finita visita al City Palace, si va a mangiare. 

Un ristorante tipico al centro sarà la nostra tappa. Alla fine si va in albergo dove la guida si accomiata da noi. 

Dormiamo fino a che l'autista non viene a prenderci per portarci una casa indiana. Il programma prevede una cena con una famiglia del luogo. 
E' stato veramente piacevole. Cena indiana poco speziato. La conversazione , a volte aiutata dall'uso del traduttore, è stata  gradevole. Ci siamo confrontato sulla vita sociale, toccando marginalmente la politica, con la situazione e la posizione della donna nella società indiana.

Simpaticissime le donne. 

Finita la serata con dispiacere si torna in albergo.




12° giorno Da Jaipur ad Agra ( con tappa ad Abhaneri e Fatehpur Sikri)

"L'India ha sempre avuto uno strano modo con i suoi conquistatori. Nella sconfitta, li invita a entrare, poi lentamente li seduce, li assimila e li trasforma." -
William Dalrymple- storico e scrittore

Da Jaipur ad Abhaneri 93 Km
Da Abhaneri a Fatehpur Sikri 130 Km
Da Fatehpur Sikri ad Agra 38 Km



Si parte da Jaipur per raggiungere ad Abhaneri. Si visita il Chand Baori (pozzo a gradini) che fu costruito dal re Chanda della dinastia Nikumbha nel IX secolo d.C. 

Il pozzo fu costruito per conservare l'acqua e offrire un po' di sollievo dal caldo intenso. Era un luogo di ritrovo della comunità sia per la gente del posto che per i reali. Meraviglia architettonica con 3.500 gradini stretti e perfettamente simmetrici.  

Una doppia rampa di gradini su tre lati porta alla superficie dell'acqua sottostante. Il quarto lato è un padiglione a tre piani con jharokhas (finestre) finemente intagliate, gallerie e balconi destinati a ospitare la famiglia reale. 

I pozzi a gradini, chiamati anche bawdi o baori, sono unici in questa nazione. I pozzi hanno gradini costruiti sui lati che conducono all'acqua.
Adiacente al Chand Baori c'è il tempio di Harshat Mata. Questo tempio del IX-X secolo è dedicato a Harshat Mata, considerata la dea della gioia e della felicità per l'intero

villaggio.

Il posto è bellissimo. Non mancate.

Si torna in auto per puntare a la città fantasma o città della vittoria (Fatehpur Sikri)


Devo dire che il sito è molto bello, purtroppo i vari venditori ambulanti, sia all'interno che all'esterno,  sono molto assillanti, che non ti fanno godere appieno del luogo. Unico posto dove mi sono trovato a fronteggiare tantissimi venditori. 

Re Akbar (1556-1605) spostò la sua residenza e la sua corte da Agra a Sikri, per un periodo di 13 anni dal 1572 al 1585 per onorare il mistico astrologo musulmano il santo Sufi Sheikh Salim Chishti, che risiedeva qui (in una caverna sul cresta).

Akbar venerò molto questo santo sufi, come il santo che lo aveva benedetto con un figlio. Akbar si era infatti rivolto a lui per avere un figlio da una delle sue mogli, il maestro gli predisse che avrebbe presto avuto un figlio,

cosa che avvenne nel 1569 quando nacque  il primogenito maschio a cui tra l’altro diede il nome di Salim. Due anni dopo in segno di riconoscenza Akbar decise di trasferire la capitale da Agra a Sikri.
Sembra però che dietro a queste ragioni ci fossero anche scelte strategiche militari legate al suo

piano di conquista del Gujarat. Infatti quando poi nel 1576 il Gujarat venne conquistato, la città di Sikri venne ribattezzata come Fatehpur Sikri  come Sikri “città della vittoria”. Appena dopo pochi anni la residenza fu abbandonata e chiamata "città fantasma".  


Oltrepassando un portale, si apre una grande corte sulla quale si affacciano gli appartamenti delle donne, un vero e proprio quartiere femminile, dove un tempo gli edifici erano riccamente decorati con lamine di oro, ceramiche e pietre preziose. Casa delle tre mogli : una induista, musulmana e cristiana. 

Per raggiungere la residenza si sale e scende mediante un trenino turistico. 
Torniamo al parcheggio e si va verso Agra.

Prima di arrivare ad Agra andiamo a visitare un tempio. Differente degli altri , visti finora, perché è colorato. Tipico dell'India del sud. 

Da vedere.




Si arriva in un parcheggio dove a piedi si può raggiungere il Mehtab Bagh (il “giardino del chiaro di luna”) e il giardino della Tomba di I’timad-ud-Daulah. Si tratta di alcune delle opere realizzate durante l’Impero Moghul.

Progettati originariamente secondo l’architettura dei giardini persiani, con la cosiddetta disposizione chahar bagh, gli appezzamenti sono divisi in quadranti tutti della stessa misura, separati da sentieri e giochi d’acqua.

Più avanti c'è un sentiero dove si può vedere e fotografare il Taj Mahal, dalla riva opposta. 
All'interno c'è qualcuno che con poche rupie ti aiuta a fare le foto e conoscere qualche "trucchetto".

Il Taj Mahal è veramente un palazzo, anche in questa versione, immenso e reale. 

Si torna a piedi al parcheggio dove con l'automobile raggiungiamo il nostro albergo (Coral Tree Homestay Agra): Si mangia in albergo 

13° giorno Da Agra a New Delhi 

L’India non è un paese, è un’emozione.
(Swami Vivekananda) - filosofo





Sveglia prestissimo per visitare il Taj Mahal. Visto il caldo e visto il grande afflusso di turisti la visita è all'alba. 

Il palazzo è una delle 7 meraviglie del mondo e la sua costruzione ha origine da una storia d'amore. Il Taj Mahal - il cui significato letterale è "Palazzo della Corona" oppure "Corona del Palazzo" - ha origine nel 1631, anno in cui, dando alla luce il suo quattordicesimo figlio, morì Arjumand Banu Begum, la moglie preferita dell’imperatore, conosciuta anche con il nome di Mumtaz Mahal che in persiano significa "la luce del palazzo".

Si dice che in punto di morte Mumtaz Mahal chiese all’imperatore di mantenere quattro promesse. La prima era quella di ricordarla con un imponente monumento, le altre tre promesse erano più legate ad aspetti familiari: dare una nuova madre ai loro figli, essere sempre buono e comprensivo con loro, promettere di visitare la sua tomba nell'anniversario della sua morte. Queste le origini della storia del Taj Mahal.


I lavori di costruzione del mausoleo, iniziati nel 1632, durarono 22 anni per concludersi nel 1654
Subito dopo la fine della costruzione del Taj Mahal, l'imperatore  fu deposto dal figlio ed imprigionato. In questo stesso periodo la capitale dell'impero Moghul fu spostata da Agra a Delhi, facendo diminuire notevolmente l'importanza di questa città e l'attenzione delle autorità su di essa.

A causa di un disinteresse durato diversi secoli, alla fine del XIX secolo, complici l'erosione e i depredatori di tombe, la struttura versava in un grave stato di abbandono. L'incuria terminò solo nel 1899 con la nomina dell'inglese Lord George Nathaniel Curzon come viceré dell'India. A lui si deve l'avvio del restauro dell'intera struttura ultimato nel 1908.

Particolare e caratteristica è ogni pezzo che del palazzo. Ogni piccola cosa diventa un qualcosa di più grande,  che nella testa dell'imperatore il Taj Mahal doveva rappresentare il Paradiso. Il paradiso per la moglie morta.

Il giardino del Taj Mahal rispetta il rigore geometrico dell’intera struttura e la forma tipica dei giardini della dinastia Moghul. Il quadrato, che misura 300 metri per lato, è diviso in quattro parti uguali da due canali che si incrociano nel mezzo. Al suo interno si trovano aiuole di fiori, viali alberati e canali d'acqua che creano un suggestivo

effetto che riflette l'immagine del palazzo. Ogni quadrato formato dai canali si compone a sua volta di quattro parti (16 in totale) divise da percorsi rialzati pavimentati con pietra. I cipressi , come per noi cristiani, rappresentano simbolo dell'immortalità come emblema della vita eterna dopo la morte.
Affiancate al mausoleo principale sorgono la moschea e il jawab, che si trovano rispettivamente ad ovest e ad est del monumento, e sono costruiti in arenaria rossa in contrapposizione cromatica al bianco del marmo. Poggiano su un plinto, anch'esso in arenaria rossa, e le strutture sono accompagnate da 4 torri ottagonali (coperte da una cupola sorretta da otto archi) poste agli angoli e da 3 eleganti cupole.
Per entrare nel mausoleo bisogna indossare le copriscarpe consegnate all'ingresso. Per non rovinare il marmo. All'interno non si possono far foto. La tomba della moglie è all'interno di una grata che vista bene assomiglia ad una corona delle regine di bellezza. L'imperatore è stato sepolto, alla sua morte, vicino alla moglie rovinando il fattore geometrico che lui stesso aveva pensato e chiesto di costruire.
Il palazzo è meraviglioso, la vista guidata è stata perfetta ed esaustiva. Un posto da favola. Per chi vuole all'interno del sito ci sono alcuni venditori che con le loro macchine fotografiche ti immortalano in varie pose con sfondo il Taj Mahal. 

Finito il tour si torna in albergo dove finalmente facciamo una abbondante colazione. Tutto ottimo. Prepariamo le valigie che depositiamo in macchina e andiamo verso il Forte di Agra. 

Il forte Agra , o forte Rosso, per il colore dell'arenaria con cui è stato costruito,  fu f
atto edificare dall’imperatore Mughal Akbar nella sua qualità sia di base militare che di residenza reale . Oltre che struttura militare e palazzo il forte divenne anche prigione. L’imperatore Aurangzeb, figlio e successore di Shah Jahān fece rinchiudere qui il padre nel 1658

fino alla sua morte avvenuta nel 1666. Il forte si caratterizza per una doppia cinta muraria di arenaria rossa con una struttura approssimativamente a forma di mezzaluna, con una circonferenza di circa 2,5 km e alte oltre 20 metri, circondate da un fossato.

Da vedere assolutamente sono Khas Mahal o Palazzo Privato dell’Imperatore, con le eleganti pareti marmoree erano un tempo ornate di fiori raffigurati da gemme preziose. 
Il Jahāngīri Mahal il Palazzo di Jahāngīr. È la residenza più grande del complesso, costruito da Akbar come palazzo privato per suo figlio Jahā.
Il Sheesh Mahal o Palazzo degli Specchi, uno splendido palazzo le cui pareti e soffitti sono intarsiati con migliaia di piccoli specchi. Le due abbaglianti camere della struttura furono probabilmente utilizzate come terme e forse come boudoir dalle regine.

Posto bello. 

Si esce per visitare l'ultimo sito della città, e di tutto il viaggio, la Tomba di Akbar. Il mausoleo è  in gran parte di arenaria rossa ma nella parte superiore è rivestito di marmo bianco.

 La tomba è situata in un ampio giardino quadrato circondato da alte mura di pietra che lo fa sembrare più una fortezza che una tomba.l piano terra del mausoleo comprende una serie di rientranze ad arco con un alto arco incassato e al centro di ciascun lato sormontato da un chiosco ornamentale in marmo. La camera funeraria si trova in profondità all’interno dell’edificio. All’ultimo piano, circondato da uno schermo di marmo, si trova un cenotafio posto esattamente sopra la tomba più in basso. È scolpito da un unico blocco di marmo e inciso con i novantanove nomi di Allah.


Si esce. Si saluta la nostra guida. Eccezionale. Si parte verso Aeroporto New Delhi. Mangiamo in un ristorante tipico. Durante il giro in autostrada c'è anche tempo di fermarci ad un grande autogrill e ad ammirare il tramonto del sole. Non c'è finale migliore. 

Non capisco perché in Autostrada molte automobili si fermano e sostano a lato della carreggiata. Non sa rispondere anche l'autista.

Arriviamo in aeroporto. Un po' in anticipo. Come all'andata, per allungare ancora di più i nostri tempi, l'aereo è in ritardo. Torniamo in Italia felici di questo viaggio. 



VIAGGIO DI DUE GIORNI A TIRANA

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