Maggio 2025.
Si parte per la Bosnia- Erzegovina, e più specificatamente per Sarajevo (Capitale del paese dal 1946). La città ha ancora oggi ricordi della guerra avvenuta negli anni '90, soprattutto il suo assedio che è stato il più lungo nella storia della guerra moderna, durato dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. L'assedio fu condotto dalle forze serbo-bosniache e dall'Esercito Popolare Jugoslavo contro la città e causò migliaia di vittime civili e una grande distruzione. Si possono ancora vedere palazzi con fori proiettili. Viaggio in aereo con WizzAir. Il bus , fuori dall'aeroporto, che ti porta in centro città costa 5 KM (2,5 euro al cambio attuale). Bisogna prelevare negli ATM dell'aeroporto , perché il bus accetta solo contanti. Si può pagare all'autista.
L'albergo è nel quartiere centrale di Baščaršija, un quartiere di stampo ottomano che sopravvive orgogliosamente al tempo e alla storia travagliata dei Balcani. Baščaršija, che in turco significa bas - mercato e “la čaršija* principale”. Hotel Kovaci (Hotel)
Attraverso il Ponte Latino , un ponte di origine ottomane e costruito in pietra e gesso a 4 arcate e tre pilastri robusti.
Fu proprio nei pressi del ponte che il 28 giugno 2014 avvenne l'assassinio di Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, che scatenò l'inizio della Prima Guerra mondiale. Diventato monumento nazionale nel 2004. Fuori dal Museo di Sarajevo, alla fine del ponte, una targa segna il punto preciso in cui l'erede e la moglie persero la vita.
Dopo un po' a girovagare, camminando lungo fiume, torno in albergo.
2° giorno
"A Sarajevo la notte arriva troppo presto e l'alba troppo tardi."
Elie Weisel, atmosfera durante l'assedio.
Scrittore e superstite ai campi di concentramento nazisti.
Dopo aver espletato la colazione, parto alla scoperta della città. Seguo strada principale e dopo qualche metro mi fermo al mio primo stop: Mercato della città. All'interno vendono carne e formaggio. Fu colpito due volte da colpi di mortaio durante l'assedio, provocando quasi 100 morti.
Seguo e attraverso il Veliki Park. Il parco è percorso da piccoli pensieri che conducono in tutte le direzioni e da nisan ( lapidi tombali) secolari, testimonianza di un vecchio cimitero musulmano. C'è anche un piccolo cimitero circoscritto dove sono sepolti nove agenti di polizia, uccisi da un'operazione congiunta militare-polizia nota come Trebevic'93.
Arrivo a Skenderija dove, prima del parcheggio, c'è la statua del cestista Mirza Delibasic. Grande cestista che ha partecipato alla vittoria della squadra della città alla vittoria della Coppa Campioni nel 1979.
Cammino nella strdaa lungofiume. Attraverso ponti , tra cui Festina Lente. Pensato e progettato da tre studenti dell'Accademia nel 2012. Accademia che si trova davanti o alle spalle, a seconda di quale parte attraversi il ponte,. L'iscrizione presente a terra è Hurry Slowly "Affrettati lentamente".La Moschea dell'imperatore purtroppo era chiusa. Dietro ad essa c'è però la chiesa di S.Antonio da Padova. La precedente Costruita tra il 1912 e 1913.
Nel settembre 2014 è avvenuta la consacrazione della nuova chiesa. Il quartiere dove erge si chiamava Latinuk (prima Bistrik) e vivevano molti cattolici.
Davanti alla chiesa c'è il museo della birra di Sarajevo. 5 KM per vedere la loro storia (1 stanza). Consideraste che potreste comprare anche souvenir (birra, magliette e boccali).
Torno dall'altra parte. Nel vecchio quartiere di Baščaršija, mi fermo in un ristorante per pranzo. Mangio un Cevapi e una Coca.
Nel parco antistante ci sono uomini che giocano a scacchi con pedine grandi. Vicino c'è una dei più struggenti musei visti. Museo della Guerra e del Genocidio 1992 1995.
La visita è stata lunga. Ogni frammento di un'oggetto racconta una storia da leggere e vivere. Ogni ricordo ti entra nell'anima. Una stanza è piena di post-it con un messaggio di pace e di appartenenza al dolore di questa città.
C'è anche il cartello che affiggevano da un palazzo per allertare la "Presenza di un cecchino".Esco con un'animo diverso. Vado verso la Chiesa della natività. Chiedono 2 Km di offerta. La Cattedrale Ortodossa Serba a Sarajevo è una basilica a tre navate con una croce inscritta nella sua struttura, sormontata da cinque cupole. Originariamente coperta di piombo, il tetto della cattedrale ora brilla di rame. Presenta sei ingressi e un pavimento di lastre di pietra finemente tagliate. L'altare, elevato da tre gradini, è adornato con icone dorate portate dalla Russia nel 1873.
La Cattedrale Ortodossa Serba a Sarajevo non è solo un luogo di culto ma un simbolo di resilienza, fede e identità culturale.
Passo davanti ad un fornaio, che aveva sfornato il pane caldo. Buonissimo.
Si va verso il bastione giallo, ultimo step della giornata. Dalla collina si può vedere tutta la città dall'alto. Per arrivarci c'è una ripida salita.
Rimango un po' a farmi affascinare da questa città per poi tornare verso il quartiere ottomano e dintorni per passare la serata.
3° giorno
"È una città dove moschee, chiese cattoliche e ortodosse convivono fianco a fianco, conosciuta come la 'Gerusalemme d'Europa' proprio per questa straordinaria diversità.
Da Boscolo Viaggi
Si Torna a casa, ma prima visto ancora qualcosa di questa città.
Vado verso la Azav Twist Tower, dove c'è una prospettiva dall'alto diversa della città.
Al 35° piano c'è un bar, mentre al 36° puoi gustarti la città. Pagare 5 Km. Solo monete.
Si va verso il Sarajevo Commercial Center dove vago per negozi e dove mangio.
Prima di ripartire per l'Italia si va verso Il Tunnel of Life. Dal luglio 1993 fino alla fine dell'assedio, alla fine di febbraio 1996, il tunnel di Sarajevo fu l'unico collegamento tra la Sarajevo assediata e il mondo esterno.
Ci vollero più di sei mesi per scavare il tunnel, utilizzando picconi e pale. L'unica fonte di luce a disposizione degli operai era fornita da "candele da guerra", contenitori pieni di olio da cucina e dotati di uno stoppino di spago.
La notte del 30 luglio 1993, il tunnel fu finalmente completato, dando a Sarajevo uno sbocco sul mondo. Il corridoio, lungo 800 metri, è largo poco più di un metro e ha un'altezza media di 1,5 metri.
Grazie al tunnel, la città assediata ha riacquistato l'accesso alle linee telefoniche, alle scorte di petrolio, al cibo e all'energia elettrica.
Dopo la guerra, circa 20 metri del tunnel divennero parte di un museo che contiene molti oggetti risalenti all'assedio di Sarajevo.
Si parte. Sarajevo rimarrà indelebile per la sua anima ancora assediata.
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